Brani brevi
(ma intensi!)
Per lasciarsi ispirare...
Reiki: la nostra Vera Natura
Il Metodo Reiki, nella sua essenza più pura, si rivela come un sentiero silenzioso che conduce alla realizzazione della propria Vera Natura. E' una Via di ritorno all’Unità. La pratica autentica, invero, è un processo del ricordare. Durante il trattamento, si permette alla coscienza di riposare nel suo stato originario, anteriore alla separazione tra colui che effettua la sessione e colui che riceve, tra il "me" e il "te". Il trattamento Reiki non "aggiunge" qualcosa di estraneo, ma dissolve gradualmente i veli di identificazione – con il dolore, con la storia personale, con l'ego separato – che oscurano la presenza costante dello sfondo immutabile.
(Giuseppe Delang Paterniti)
Gratitudine
Rei, michibiite kudasai.
Spirito, ti prego, guidami.
Solo per oggi, sii gentile con gli altri.
Rendi grazie a tutto ciò che si manifesta, anche nelle differenze.
Il Reiki non mi serve per cambiare il mondo, ma per imparare ad abbracciarlo.
Kansha su, tenchi no inochi yo.
Rendo grazie, vita del Cielo e della Terra.
(Mario Russo)
Ritornare a casa
(...) In questo spazio di quieta attenzione, generato dalla pratica costante, la percezione dualistica inizia a stemperarsi. Si fa strada la diretta esperienza di essere quel campo unificato di consapevolezza-energia-amore, che è la nostra Vera Natura. Il Reiki, quindi, non conduce verso una meta lontana, ma facilita il disvelamento di ciò che già siamo: un'espressione unica e irripetibile di quella totalità non duale, che si sperimenta nel semplice gesto di unire le mani in Gasshō, onorando l'unità del dentro e del fuori, del sacro nel quotidiano. È il viatico che ci accompagna a casa, ricordandoci che non ne siamo mai realmente usciti.
(Giuseppe Delang Paterniti)
Amaterasu
Tu che ritirandoti nella caverna, mostrasti al mondo che persino la luce deve conoscere l’ombra, insegnaci che l’oscurità non è nemica, ma grembo in cui la coscienza rinasce. Tu che riemergendo, ridonasti luce al cielo e alla terra, fa’ che anche in noi si desti quel sole interiore che nessuna notte può estinguere. Guidaci a ricordare che la vera luce non si trova fuori, ma nel cuore che ritrova la sua purezza originaria, dal Kokoro, libero dalle incrostazioni dell’ego. Ti onoro grande Kami del Sole, che illumini senza scegliere e risvegli ciò che dorme nel profondo. Grazie Amaterasu, il mio cuore si inchina davanti al tuo splendore.
(Mario Russo)
Abilità
L’abilità del praticante di Reiki Ryoho (靈氣療法) dipende principalmente da due fattori:
- la pratica costante e l’esperienza acquisita;
- il proprio stato d’essere, che deve essere il più possibile libero da condizionamenti e identificazioni.
La pratica continuativa ed il lavoro sul campo permettono di acquisire competenza ed efficacia, soprattutto per poter operare seguendo le indicazioni del Byosen (病腺).
D’altro canto, il “farsi vuoto” da ogni sorta di interferenza condizionante, sul piano mentale ed emozionale, garantisce il libero fluire della “Forza” nel praticante. Quest’ultimo, grazie ad una condizione interiore di pura neutralità, sarà in grado di effettuare una trasmissione ottimale del Reiki (靈氣).
(Giuseppe Delang Paterniti)
Colei che osserva in libertà...
“Kannon” è “Kanzeon”, ossia “Kan-jizai”, colei (o colui) che osserva con libertà. Bisogna prestare attenzione al fatto che “ji-zai” (libertà) indica la libertà nel potere dell’osservazione e nella capacità di agire. Questo “Kanzeon” è dunque “Kan-jizai” colei (o colui) che osserva liberamente, e per questo motivo è anche chiamato Shimu Chōja, colei (o colui) che dona senza aspettarsi nulla in cambio. Questo significa che è colei (o colui) che dona agli altri il potere di essere liberi dalla paura. Ella (o Egli) può concedere questa forza liberatrice perché osserva attraverso la funzione del potere di “Kan-jizai” (l’osservazione libera). Riflettiamo dunque sul rapporto tra “Kan-jizai” e “Shimu”.
(Mitsui Koshi, a cura di Mario Russo)
Coscienza ed Energia (non duale)
Il Metodo Reiki, nel suo nucleo più intimo, non è una semplice disciplina per il benessere, ma un sentiero che conduce alla più alta Realizzazione. Trova una risonanza profonda e sorprendente con l'essenza del Sutra del Cuore, il testo buddhista che incarna il culmine della Saggezza non-duale. Entrambi pongono al centro l'intuizione suprema: "La Forma è Vuoto, il Vuoto è Forma". Il Reiki fonda la sua pratica sul riconoscimento di una Forza Primordiale e Spirituale (Reiki), che è il substrato non-duale di tutta l'esistenza. Essa non è separata dalla Realtà Ultima indicata dal Sutra. Praticare il Reiki in profondità significa quindi coltivare una progressiva disidentificazione dall'ego individuale, per allinearsi e infine riconoscersi come quel Campo unificato di coscienza-energia. È un percorso esperienziale verso la comprensione che il "sé" apparente è un'onda temporanea nell'Oceano dell'Essere.
(Giuseppe Delang Paterniti)
Il Cuore...
Il cuore è la radice, il fenomeno è il suo riflesso.
La realtà interiore, la qualità del nostro kokoro, è l’origine di tutto, ciò che viviamo fuori è l’eco, la conseguenza, il riflesso di ciò che è dentro.
Cambiando il cuore, cambia il mondo, senza forzarlo.
Nel Reiki Ryoho vale la stessa cosa, se il cuore è puro e in pace, la pratica fluisce naturalmente, se il cuore è torbido o agitato, il fenomeno, cioè il trattamento, l’esperienza, il risultato, non può che rifletterlo.
Questo è il motivo per cui nel Reiki non si cerca mai di manipolare il fenomeno.
Si cura la radice… La radice è sempre nel cuore.
Cura il cuore, e il mondo cambierà da solo.
(Mario Russo)
