"Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio", Matteo (5,8).
Mikao Usui Sensei, indiscutibile guaritore del secolo scorso, affermò a chiare lettere: “Per guarire gli altri, occorre innanzitutto guarire se stessi”.
Il suo insegnamento, in maniera evidente ed esplicita, lascia intendere che questa guarigione deve avvenire soprattutto sul piano del cuore.
In oriente il cuore (“Kokoro” in Giappone; “Xin” in Cina) non è tanto la pompa cardiaca che si trova al centro del petto, quanto una specifica funzione dell’organismo olistico e, soprattutto, il “luogo” della mente e dell’emozione.
Già, perché gli orientali (fortunati loro!) non hanno mai scisso il cuore dalla mente, come purtroppo avviene in occidente (creando molta confusione), ma li hanno sempre considerati come un’unica ed indivisibile “dimensione”.
Ora, secondo la Tradizione, la guarigione su questo piano non può che avvenire attraverso un processo di “purificazione”, ovvero mediante una radicale disidentificazione da movimenti psicologici ed emozionali al fine di riscoprire la propria Vera Natura.
Quest’ultima, nella sua essenza, non è altro che pura consapevolezza in quiete, totalmente libera da qualsivoglia pensiero o emozione.
Quando ci si riscopre come coscienza pacifica, trasparente e immacolata, allora si è totalmente guariti.
Ogni conflitto sul piano emotivo/mentale è, così, risolto alla radice. Questo è tutto…
Il mio lavoro mi ha portato a conoscere diversi professionisti che, in qualche modo, si occupano di emozioni e di salute psicologica: questi, infatti, spesso si avvicinano alle discipline dell’antica tradizione orientale, ovvero il mio campo, per poi magari allontanarsene a causa del consistente impegno da affrontare (Non tutti però! Tra i miei studenti ci sono ottimi psicologi e diversi altri terapeuti allopatici).
Più di una volta, mi è capitato di vedere alcuni di questi professionisti in preda a crisi di pianto o ad altro tipo di “vistose” manifestazioni emozionali.
Eppure, proprio costoro tentano di aiutare gli altri a superare certi sommovimenti emotivi e a non farsi sormontare dalle emozioni.
A loro, in maniera rispettosa ed amorevole, vorrei consigliare soltanto due cose:
La prima è in cima a questa riflessione: “Per guarire gli altri, occorre innanzitutto guarire se stessi”.
La seconda è la seguente…
Le emozioni non vanno gestite.
La gestione delle emozioni è, infatti, un ulteriore attività del pensiero che, come già detto, non è separata dalle emozioni stesse.
Tale tentativo si rivela come un circolo vizioso dove, per così dire: “Si tenta di evadere dalla prigione attraverso la prigione stessa!”.
Le emozioni vanno trascese.
L’unica via per tale realizzazione è la riscoperta della propria Vera Natura. Tale riscoperta si effettua mediante l’auto-indagine.
Quest’ultima, però, non ha niente a che fare con la normale attività del pensiero.
Il pensiero, che vuole sempre gestire o controllare, nell’ambito di un serio ed efficace Lavoro Interiore deve essere messo “fuori dai giochi”.
Giuseppe Delang Paterniti

